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Terapia idropinica a basso residuo

Terapia idropinica a basso residuo


LA  TERAPIA  IDROPINICA  A  BASSO  RESIDUO

(G. Bertuzzi)


La terapia idropinica rappresenta un particolare tipo di cura che si avvale dell’introduzione nel nostro corpo di un certo tipo e di una certa quantità di acqua, attraverso il bere, in grado di produrre significativi effetti terapeutici sull’organismo.
 
  La principale funzione di tale cura, a basso residuo, si traduce in un notevole aumento della velocità con la quale il nostro organismo si depura eliminando le sostanze di degradazione, di rifiuto; in altre parole attraverso la terapia idropinica a basso residuo il nostro organismo si disintossica più velocemente.
 
         Il processo di disintossicazione dell’organismo, che non può prescindere da un’adeguata igiene alimentare, fisica ed ambientale, avviene, essenzialmente, mediante l’azione di quattro importanti organi che eliminano le scorie dal nostro corpo:
·        L’intestino, attraverso le feci
·        I reni, attraverso l’urina
·        La pelle, attraverso il sudore
·        I polmoni, attraverso la respirazione (espirazione)
 
L’acqua agisce contemporaneamente su tutti e quattro gli organi suddetti,
rendendo più rapido ed efficiente il processo di eliminazione delle scorie.
 
         Le linee guida dei consumi alimentari degli italiani proposte dal Ministero della Salute (LARN), suggeriscono di assumere un millimetro d’acqua al giorno per chilo di caloria consumata; quindi un uomo di media corporatura che non fa molta attività fisica dovrebbe ingerirne circa 2litri – 2 litri e mezzo, ed una donna con le stesse caratteristiche 1,7 – 2 litri. Nelle terapie idropiniche a basso residuo tali quantità possono persino triplicarsi!!!
 
         Non tutte le terapie idropiniche sono uguali e non tutte possono avere gli stessi effetti: la differenza la fa il tipo di acqua utilizzata.
 
         Molti studi dimostrano come l’acqua minerale non sia una semplice bevanda, ma presenti caratteristiche biologiche presenti negli elementi in essa disciolti che le conferiscono importanza e proprietà diverse.
 
         Di fondamentale importanza è la conoscenza dei diversi tipi di acque minerali da bere che sono classificate in base al loro RESIDUO FISSO a 180°. Tale valore che, per legge deve comparire su ogni etichetta di un’acqua minerale in commercio, esprime la quantità complessiva dei sali disciolti nell’acqua: quindi un basso residuo fisso identificherà un’acqua con pochi sali, cosiddetta “leggera”, e viceversa.  
 
         Le acque minerali vengono così classificate:
 
Acque minimamente mineralizzate
sono acque minerali con un residuo fisso inferiore o uguale a 50 mg/litro
 
         Acque oligominerali
sono acque minerali con residuo fisso compreso tra 51 e 500 mg/litro
 
         Acque medio minerali
sono acque minerali con residuo fisso compreso tra 501 e 1500 mg/litro
 
         Acque ricche di sali minerali
sono acque minerali con residuo fisso superiore a 1500 mg/litro
 
La terapia idropinica a basso residuo, prevede l’assunzione di grandi quantità (3, 4, 5 litri al giorno) di acqua minimamente mineralizzata; tale tipo di acqua presenta, come già detto, minime quantità di sali in essa disciolti, quindi il suo assorbimento intestinale è rapidissimo.
 
Tutto questo rende estremamente veloce il processo di depurazione a cui si è accennato in precedenza e facilita un aumento della diuresi senza affaticare la funzione dei reni.
 
Tuttavia va ricordato che, per reintegrare l’organismo di sali minerali, ad esempio dopo un’abbondante sudata, l’acqua minimamente mineralizzata non è indicata  in quanto “povera” di sali.
 
Durante la terapia idropinica a basso residuo, l’acqua in oggetto può essere assunta in qualsiasi momento della giornata anche se è preferibile berla a stomaco vuoto, non fredda e non gassata, proprio per facilitarne la velocità di assorbimento.

Oli essenziali PEFS e Adiposità Localizzate

Pubblicazione su: oli essenziali, PEFS e Adiposità Localizzate

 
 
Efficacia di un nuovo preparato fitoterapico nel trattamento della pannicolopatia edemato fibrosclerotica e delle adiposità localizzate
 
 
 
Gianluigi BERTUZZI1, Vincenzo MELIS1, Elio PINCHERA1, Arrigo MARZOLA2, Paola ANGELINI3
 
1 Master in Medicina Estetica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma “Tor      Vergata” . A.I.M.E. Associazione Italiana di Medicina Estetica.
2 Master in Medicina Estetica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
3 Dipartimento di Biologia Vegetale e Biotecnologie Agroambientali e Zootecniche, Università degli Studi di Perugia, Borgo XX Giugno, 74 – 06100 Perugia.
 
 
Riassunto
 
La pannicolopatia edemato fibrosclerotica (P.E.F.S.) consiste in una isto-angiopatia caratterizzata da alterazioni del microcircolo che finiscono per produrre danni a catena anche a livello del tessuto adiposo. Nello stesso soggetto già affetto da P.E.F.S. possono anche essere presenti adiposità localizzate (A.L.). Sostanze che inibiscono l’adipogenesi e incrementano la termogenesi appaiono essere di primaria importanza nel trattamento della P.E.F.S. e delle A.L., così come le sostanze che tendono a migliorare la microcircolazione e la sintesi del collagene. Alcuni ormoni stimolano la lipogenesi ed altri la inibiscono; le catecolamine stimolano la lipolisi attraverso l’attivazione dell’adenil-ciclasi. Comunque, sembra che la via più efficace per rimuovere il grasso dagli adipociti sia l’incremento delle proteine disaccoppianti e la “combustione” del grasso localizzato (termogenesi).
L’inalazione o l’applicazione topica degli oli essenziali di pepe nero, dragoncello, finocchio e bergamotto incrementano l’attività neuronale simpatica di circa 2,5 volte. Hariya et al. (2003) hanno proposto la teoria delle UCP in cui l’inalazione di un determinato aroma stimola la secrezione di noradrenalina la quale agisce sia sulla lipolisi che sulla termogenesi, stimolando la “combustione” dei grassi prodotti localmente. In questo articolo è riportato un esperimento avente lo scopo di valutare clinicamente e strumentalmente l’effetto di un preparato fitoterapico nel trattamento della P.E.F.S.e delle A.L.
 
Parole chiave: Pannicolopatia edemato fibrosclerotica (P.E.F.S.); Adiposità localizzate (A.L.); oli essenziali, olio di enotera, olio di borragine, olio di vinaccioli, estratto di Melilotus officinalis.
 
Abstract
 
Efficacy of a phytotherapic formulation in the treatment of the oedemateous fibrosclerotic panniculopathy and local adiposity - Oedemateous fibrosclerotic panniculopathy (E.F.P.) is currently considered an histo-angiopathy with micro-circulatory disorder that causes alterations and structural changes in subcutaneous adipose tissue. In the same patients the  local adiposity (L.A.) frequent occurrence. Reducing adipogenesis and increasing thermogenesis appear to be primary routes and also improving the microcirculation and collagen synthesis. Several hormones stimulate lipogenesis but it is decreased by others; catecholamines stimulate lipolysis through the activation of adenyl cyclase. However, the most efficient route to adipocyte fat removal would be to increase the levels of mitochondrial uncoupling proteins and ‘burn’ the fat locally (thermogenesis).
Inhalation or topical application of essential oils such as pepper, estragon, fennel or grape-fruit oils increase sympathetic neural activity by up to 2.5-fold. Hariya et al. (2003) proposed the UCP theory in which inhalation of an appropriate odorant stimulates the secretion of noradrenaline which acts to both lipolysis and thermogenesis to ‘burn’ the locally produced fat.
In this paper are reported a trial aimed at evaluating clinically and instrumentally the effects of a phytotherapic formulations in the treatment of E.F.P. and L.A. compared with a placebo.
 
Key word: Oedemateous fibrosclerotic panniculopathy (E.F.P.), local adiposity (L.A.), essential oils, evening primrose oil, borage seed oil, grape-seed oil, Melilotus officinalis extract.
 
 
 
 
 
INTRODUZIONE
 
La definizione di pannicolopatia edemato fibrosclerotica (P.E.F.S.) è stata coniata da S.B. Curri ( 1990) dopo un lungo e attento studio ultrastrutturale del tessuto sottocutaneo (modificazioni del microcircolo e del tessuto connettivo). Si tratta di una isto-angiopatia dove il primum movens è rappresentato da alterazioni del microcircolo che finiscono per produrre danni a catena anche a livello del tessuto adiposo. In realtà recenti studi con risonanza magnetica, mettono in evidenza come il tessuto adiposo interessato da tale affezione subisca delle profonde modificazioni forse addirittura contemporaneamente al danno vascolare, il che suggerisce di proporre un termine forse ancora più indicato: Adipocitosi.
Sulla base degli studi di Curri (1990, 1991, 1993) è stato possibile distinguere 4 stadi evolutivi della P.E.F.S. ed in particolare:
 
1° stadio = edema
    * Edema e lipoedema
    * Dissociazione adipocitaria
    * Ectasie capillaro-venulari
    * Microaneurismi
    * Stasi microcircolatoria
 
2° stadio = sclerosi
    * Manifestazioni abiotrofico-regressive degli adipociti
    * Microangiopatia cutanea ed ipodermica
    * Dilatazione massiva dei microvasi e delle venule
    * Sclerosi dei dispositivi di blocco
    * Ipossidazione distrettuale
    * Microemorragie
 
3° stadio = fibrosi e fibrosclerosi con micronoduli
    * Dissociazione e rarefazione adipocitaria
    * Incapsulamento degli adipociti degenerati in MICRONODULI
    * Scompaginamento del confine dermo-epidermico
    * Iniziale sclerosi del connettivo dermico
    * Massive ectasie capillaro-venulari
    * Microaneurismi e microemorragie diffuse
 
4° stadio = epatizzazione e sovvertimento strutturale con macronoduli.
    * Scomparsa della tipica lobulazione adipocitaria
    * MACRONODULI incapsulati da tralci connettivali
    * Liposclerosi diffusa
    * Microvaricosità venulo-venose
* Diffusa stasi microcircolatoria
 
ESAME OBIETTIVO DELLA P.E.F.S.
 
1° STADIO
 
    * Aumento della pastosità cutanea
    * Riduzione dell’elasticità
    * Aumento della plicabilità
    * Ipotermia distrettuale
    * Pinch test negativo
 
2° STADIO
 
    * Accentuazione di tutte le caratteristiche del 1° stadio
    * Pinch test negativo
 
3° STADIO
 
    * Pelle a “buccia d’arancia”
    * Fine-granulia dei piani profondi alla palpazione
    * Elasticità ridotta con aree di flaccidità cutanea
    * Pinch test talvolta positivo
 
4° STADIO
 
    * Cute a “trapunta”
    * Pallore zonale
    * Flaccidità
    * Abnorme plicabilità
    * Pinch test positivo
 
 
Oltre ad un attento esame obiettivo è possibile distinguere i quattro stadi dapprima con un'indagine utile come screening di base, ma alquanto imprecisa (termografia da contatto) e poi con ecografia dei tessuti molli attraverso la quale distinguere i diversi aspetti del sottocutaneo. Utile e preciso invece risulta un’analisi con videocapillaroscopia per mettere in evidenza gli aspetti del microcircolo.
L’azione terapeutica risulta più evidente soprattutto nei primi due stadi (completamente reversibili); lo è invece in maniera minore nel III e IV (in parte irreversibili). Come già detto la componente adiposa nella P.E.F.S. risulta spesso alterata; inoltre non infrequentemente, adiposità localizzate (A.L.) possono essere presenti nello stesso soggetto già affetto da P.E.F.S.
Quindi, sostanze che possono inibire l’ adipogenesi e incrementare la termogenesi appaiono essere di primaria importanza nel trattamento della P.E.F.S., così come le sostanze che tendono a migliorare la microcircolazione e la sintesi del collagene.
Le proteine disaccoppianti (UCPn) sono presenti nei mitocondri di tutte le cellule ed hanno la capacità di dissipare il gradiente protonico mitocondriale generato dalla catena respiratoria. Alcuni studi realizzati su animali transgenici hanno evidenziato che grazie all’espressione di queste proteine la massa di tessuto adiposo era molto ridotta (Rawlings, 2006), così come la loro espressione nel tessuto adiposo umano sembra ridurre la presenza della PEFS. A tale riguardo Hariya et al. (2003) hanno proposto la teoria UCP in cui l’inalazione di appropriate fragranze (bergamotto, estragone, finocchio, pepe), incrementando l’attività  neuronale di circa 2,5 volte, stimolano la secrezione di noradrenalina che, in sinergia con il percutaneo assorbimento di caffeina,  determina un incremento dei livelli di UCP-3 nel tessuto adiposo bianco sottocutaneo e quindi una inibizione della lipogenesi e un incremanto della termogenesi, con riduzione dei grassi localmente prodotti.
Molti sono gli estratti vegetali utilizzati nel trattamento della P.E.F.S. al fine di migliorare la microcircolazione periferica e il drenaggio linfatico. Uno dei più studiati è l’estratto secco  di Melilotus officinalis con azione anti-edema dovuta alle cumarine e ai flavonoidi che riescono a ridurre la stasi venosa e linfatica (Rawlings, 2006).
Recentemente sono anche state impiegate diverse sostanze come l’ idrossicitrato, il gallato di epigallocatechine e l’acido linoleico coniugato (CLA = conjugated linoleic acid) per la loro azione accertata nel miglioramento della pelle (Lis-Balchin, 1999).
In questo articolo è stato riportato uno studio a doppio cieco, realizzato allo scopo di valutare clinicamente e strumentalmente gli effetti dell’applicazione topica di un nuovo preparato fitoterapico nel trattamento della P.E.F.S. e A.L., in confronto con  il placebo.
 
 
MATERIALI E METODI
 
Singoli componenti del preparato fitoterapico (Tab. 1):
 
Oli essenziali – Gli oli essenziali di dragoncello (Artemisia dracunculus L.), finocchio (Foeniculum vulgare Mill.), limone (Citrus limon Osbeck) e pepe nero (Piper nigrum L.) sono stati ottenuti per idrodistillazione delle parti aeree (dragoncello) e dei frutti (pepe nero, limone e finocchio).L’analisi qualitativa e quantitativa degli oli è stata realizzata mediante gas-cromatografia (GC). Le condizioni di analisi seguite con apparecchio gas-cromatografico Hewlett-Packrd 5890 sono le seguenti: detector H-P5970; iniettore Splitt/Splittes: volume iniettato = 1µl; colonna di carbowax 20 M (lunga 30 cm, con diametro di 0,25 mm); gas di trasporto: elio; flusso: 1 ml/min; temperatura dell’iniettore e del detector: 230° C; temperatura programmata: 40-220° C al min., poi isoterma a 220° C per 10 min.
I diversi costituenti sono stati identificati per  confronto “spettro di massa/tempo di ritenzione” (GC – MS = Gas Chromatography – mass spectrometry), secondo i dati pubblicati in letteratura. I risultati sono riportati nelle Tabb. 2-5.
 
Altri componenti - Estratto secco di Melilotus officinalis (L.) Pallas, titolato in cumarine totali min. 20%, ottenuto secondo il metodo di Martino et al. (2006); olio di Borragine (Borago officinalis L.) e olio di Enotera (Oenothera biennis L.) estratti secondo il metodo IUPAC 1.122 (Christie W.W., 1999), olio di vinaccioli (Vitis vinifera L.) estratto secondo il metodo di Ahn et al. (2002).
 
Lo studio è stato condotto presso “l’Ambulatorio di Medicina Estetica dell’Ospedale Israelitico di Roma”. Un gruppo di 76 donne, di età compresa tra 18 e 50 anni (media 31,6), con P.E.F.S. e A.L. da almeno due anni, sono state valutate nel periodo da marzo a maggio 2006. I criteri di inclusione sono stati: presenza di P.E.F.S. al II, III o IV stadio; A.L. a livello trocanterico e sotto-trocanterico, età compresa tra 18 e 50 anni e interesse a partecipare all’esperimento. I criteri di esclusione sono stati: BMI superiore a 30, un eventuale calo ponderale superiore al 10% del peso iniziale, varicosità tronculari e reticolari, flebolinfedema, linfedema sistemico (test di Stemmer positivo), insufficienza venosa cronica (diagnosi clinica e strumentale), post-liposuzione, altri trattamenti anti-P.E.F.S. in corso o negli ultimi 30 giorni prima di iniziare lo studio, menopausa e premenopausa, pazienti affetti da iniziali o evidenti patologie in corso.
I pazienti sono stati suddivisi in modo randomizzato in due gruppi: il gruppo A (50 pazienti), ha ricevuto il preparato anti-P.E.F.S. contenente i principi attivi e il gruppo B (26 pazienti), ha ricevuto un placebo.
A ciascun paziente è stato dato un flacone contenente 200 ml di preparato oleoso anti-P.E.F.S. o 200 ml di placebo. I pazienti sono stati istruiti ad applicare l’olio dal ginocchio alle natiche, ogni giorno alla stessa ora.
Immediatamente dopo l’applicazione del preparato, ai pazienti sono stati fatti indossare degli shorts in neoprene della giusta misura, ogni giorno per almeno 6 ore, l’ideale era durante il riposo notturno (Rao et al., 2005).
I pazienti non erano a conoscenza del contenuto delle formulazioni, se contenenti principi attivi o placebo. Essi hanno ricevuto contenitori senza indicazioni, siglati con A o B il cui aspetto non differiva nelle dimensioni, forma e colore. Il placebo conteneva olio di semi di girasole, olio di semi di soia e glicerolo.
Dopo aver ottenuto il consenso scritto, ciascun soggetto è stato sottoposto ai test clinico-iconografici e strumentali entro il periodo di ventiquattro ore.
Le valutazioni non invasive cliniche, iconografiche e strumentali sono state realizzate prima di iniziare il trattamento e dopo 20 giorni dal termine del trattamento (la cui durata è stata di 60 giorni). Ai pazienti è stato chiesto di non bere caffè e non fumare per almeno due ore prima delle valutazioni.
 
 
Valutazione clinico-iconografica
 
 La valutazione clinico-iconografica ha incluso la registrazione dell’anamnesi fisiologica e patologica prossima e remota del paziente, l’altezza, il peso corporeo, la circonferenza dei fianchi, la calibrometria biomerale e bitrocanterica, la valutazione dell’habitus, l’impedenziometria, la plicometria, l’acqua totale corporea (T.B.W. - Total Body Water), l’acqua intra-cellulare (I.C.W. - Intra Cellular Water), l’acqua extra-cellulare (E.C.W. - Extra Cellular Water), l’indice di massa corporea (B.M.I. - Body Mass Index), la massa grassa (F.M. – Fat Mass), la massa magra (F.F.M. – Fat Free Mass), l’indice armonico di massa corporea (A.B.M.I. - Armonic Body Mass Index). e la valutazione del peso armonico desiderabile.
 
 
Valutazione del peso armonico desiderabile secondo il metodo Bertuzzi G.
 
Si tratta di un metodo induttivo in cui l’induzione consiste in un processo di astrazione che consente di trovare una regola generale attraverso un ragionamento che parte da osservazioni cliniche.
Nelle valutazioni antropometriche l’indice di massa corporea (B.M.I.) rappresenta un importante indice di morbilità che mette in relazione il peso in eccesso con il potenziale rischio di insorgenza di malattie. Esso prevede una scala di valori normali per il sesso femminile che vanno da 19 a 24 e si calcola dividendo il peso per il quadrato dell’altezza. Questo, però, non tiene in alcun conto la morfologia dell’individuo in esame.
Negli anni, molti autori hanno tentato di classificare le diverse strutture antropomorfologiche sulla base dei più svariati criteri fino ad arrivare al 1987 dove Luigi Brian introduce per primo nella sua classificazione il concetto di armonia (Armonici, Disarmonici, Displastici).
Nello studio in esame, in maniera molto schematica, vengono identificati soltanto due tipi di struttura: Habitus ginoide, caratterizzato da un diametro bi-trocanterico superiore al diametro bi-omerale, ed un Habitus androide, caratterizzato da un diametro bi-omerale superiore al diametro bi-trocanterico.
La distribuzione del tessuto adiposo, nelle due strutture, è molto diversa in quanto nell’habitus ginoide il grasso, poco o tanto che sia, tende a localizzarsi a livello dell’addome e delle gambe, mentre nell’habitus androide a livello dell’addome e del tronco.
Introducendo il concetto di armonia morfologica (A.B.M.I. – Armonic Body Mass Index) per ognuna delle due strutture sono stati evidenziati tre gradi e cioè ginoide I, dove la differenza tra i diametri è minima (0,1 – 1,9 cm), ginoide II, dove la differenza è più consistente (2 – 4,9 cm) e ginoide III, in cui la differenza è assai accentuata (> 5 cm); stessa cosa per la struttura androide.
Più accentuato sarà il grado di habitus, ad esempio ginoide III,  più  netta sarà la distribuzione regionale del grasso.
I coefficienti del A.B.M..I. descritti in Tab. 6,  presentano, però, delle variabili, ad esempio, nella ginoide III tra 19 e 19,9.
Quindi per individuare nell’ambito dello stesso grado e tipo di habitus il coefficiente di A.B.M.I. più corretto è stato introdotto il criterio della divina proporzione.
Per trovare la sez. aurea (che rappresenta la divina proporzione) in un segmento dobbiamo far sì che la parte maggiore di tale sezione si trovi in proporzione con l’intero segmento come la sua parte minore si trova in proporzione con la parte maggiore. Quindi, se chiamiamo l’intero segmento AB, la sezione aurea che descrive la divina proporzione di quel segmento si troverà in un punto del segmento AB denominato C, per cui  AC:AB = CB: AC.
 
 
 
 Se AB è di lunghezza 1, e chiamiamo x la lunghezza del segmento AB, allora la definizione sopra fornita dà luogo alla seguente equazione:
 
     1 - x   =   x   , e cioè   1-x = x2
        x          1          
 
che ha due soluzioni per x, (-1-Ö 5)/2 e (Ö5-1)/2.
La prima è negativa, per cui non soddisfa le condizioni del problema. La seconda rappresenta proprio il rapporto di sezione aurea ed è un numero irrazionale corrispondente a circa 0,618.
Il reciproco di x (1/x) viene indicato con Ø e corrisponde a 1+x, cioè circa 1,618. Molto spesso questo rapporto viene indicato come rapporto aureo e viene utilizzato nella costruzione del rettangolo aureo.
 
Considerando il segmento AB come l’altezza della persona, dovremmo trovare la sua sezione aurea  che coincide con l’ombelico, moltiplicando l’altezza per 0,618. Fatta questa operazione, misuriamo la distanza che intercorre tra i piedi e l’ombelico dello stesso individuo: tanto più vicino alla sezione aurea risulterà questa misura, tanto maggiore dovrà essere il coefficiente del A.B.M.I. scelto, in quanto, l’individuo che presenterà tale valore coincidente con la sua sezione aurea  risulterà avere perfetta armonia tra tronco e gambe. Viceversa, se dovessimo riscontrare differenze di molti cm. tra la sezione aurea e la misura piedi ombelico, dovremmo scegliere il valore di A.B.M.I. più basso (es: tra 19 e 19,9 si sceglierà 19). Infine per soggetti femminili con età anagrafica superiore a 50 anni che presentano significative variazioni della composizione corporea, spesso dovuta al periodo menopausale e post-menopausale, è stata applicata una maggiorazione di 0,5 per ogni 5 anni di età al coefficiente di A.B.M.I. individuato. Ad esempio, in un soggetto di 55 anni, ginoide II con sezione altezza piedi – ombelico, coincidente con la sezione aurea, aggiungeremo al 20,9 dell’A.B.M.I. il valore 0,5; moltiplicando il coefficiente così ottenuto per l’altezza, otteniamo il peso armonico e desiderabile.
Un peso desiderabile sia da un punto di vista fisiologico che armonico, quindi, dovrà tener conto di un indice armonico di massa corporea (A.B.M.I.) nella norma che, a seconda della struttura della persona, potrà tendere verso il basso o verso l’alto della scala dei valori consentiti (Tab. 6).
 
Valutazioni strumentali
 
Le principali tecniche non invasive utilizzate per monitorare alcuni parametri fisici relativi alle condizioni della P.E.F.S. e A.L. sono le seguenti :
 
-         Test chimici del sangue: transferrina satura, transferrina insatura, ferro libero, colesterolo, trigliceridi, acidi grassi non-esterificati, glicemia, azotemia, creatinina, livello di sodio, livello di potassio, cloremia, livelli di calcio nel sangue, TSH, T3 e T4.
-         Videocapillaroscopia: densità capillare (De Simone et al., 2001)
-         Eco Color-Doppler (Fitzerald et al., 1998)
-         Ecografia dei tessuti molli (Rona and Berardesca, 1999).
 
Videocapillaroscopia con immagini digitali
 
La videocapillaroscopia è una metodica strumentale che permette di studiare la citoarchitettura e le condizioni emodinamiche del microcircolo vascolare.
E’ stata inclusa come un metodo diagnostico nel protocollo di studio poichè la fisiopatologia della P.E.F.S. comporta segni di stasi circolatoria, vasodilatazione e incremento della permeabilità capillare.
La possibilità di memorizzare le immagini ha consentito di valutare l’evoluzione della malattia nel tempo e l’efficacia della terapia.
Le immagini dei capillari sono state ottenute con una sonda ottica (sistema completo di capillaroscopia Medex Image Manager CAP – PRO VER. 1.0) immersa in olio e una sorgente di luce bianca alogena a fibre ottiche. Il software per le immagini digitali ha fornito una analisi qualitativa che ha permesso il miglioramento dell’immagine. L’analisi quantitativa ha consentito di misurare i valori delle differenti variabili attraverso speciali filtri. I risultati sono stati elaborati con l’analisi della varianza (Anova) con un coefficiente di significatività del 5% (P < 0,05). Le immagini sono state effettuate con una procedura standardizzata: i pazienti sono stati per 15 minuti in posizione distesa di riposo, senza bere né fumare per 1 ora prima del test. La temperatura della stanza era di 20±5°C. Le immagini sono state ottenute dal lato esterno delle cosce, a 20 cm  dalla spina iliaca antero-superiore, nel solco sub-gluteale destro. Successivamente, il paziente collocato in posizione supina ventrale è passato per 5 min in posizione ortostatica.
Attraverso la videocapillaroscopia sono state esaminate le seguenti caratteristiche: densità capillare (numero dei capillari verticali per mm2), area capillare (area di campioni di capillari verticali misurata attraverso immagini randomizzate), perimetro capillare (perimetri di campioni di capillari verticali misurati attraverso immagini randomizzate).
La percentuale di “beneficio della densità capillare verticale” è stata valutata con la seguente formula:
Beneficio % = (N0 – Nn) x 100/N0
 
dove N0= capillari giorno 0, Nn= capillari giorno n; in cui  n=  60
 
Eco-colorDoppler
 
Nel protocollo di studio è stato utilizzato un Eco-color Doppler SONOSCAPE MOD.SSI 5000 a struttura interamente digitale in grado di produrre immagini diagnostiche ad alta risoluzione.
Con il paziente in posizione ortostatica, sono state ottenute delle immagini e analizzate le seguenti caratteristiche:
-         studio della permeabilità, della continenza e della funzione valvolare del sistema venoso superficiale, profondo e delle vene perforanti allo scopo di verificare o escludere  la presenza di insufficienza venosa.
I valori delle alterazioni sono stati analizzati statisticamente attraverso il test di Student, con un coefficiente di significatività del 5%.
 
Ecografia
 
L’ultrasonografia è usata per lo studio delle caratteristiche morfologiche del tessuto cellulare lasso, la misura della distanza tra la pelle e il fascio muscolare, il percorso dei tralci connettivali e l’eventuale presenza di micro e macronoduli, lo spessore del tessuto adiposo e l’entità della componente edematosa della P.E.F.S.
I test sono stati ottenuti con sistemi ad alta risoluzione (Sigma 330 High Performance, 7,5-12 MHz probe; Kontron Medical, Plaisir Cedex, France). Il punto di riferimento per il test era la regione trocanterica e sottotrocanterica e la regione del terzo mediale inferiore del ginocchio.
 
 
RISULTATI
 
Dopo 60 giorni di trattamento sono state esaminate le 76 pazienti che hanno seguito regolarmente la terapia.  I risultati ottenuti con l’applicazione topica del preparato fitoterapico e con il placebo sono riportati in Tab. 7. L’analisi statistica dei risultati è stata condotta mediante il t-test per dati accoppiati.
Nel gruppo A il peso e l’indice di massa grassa (FAT) sono diminuiti in modo significativo, sebbene le pazienti abbiano dichiarato di non aver modificato il loro abituale stile di vita. Questi risultati potrebbero essere la conseguenza del miglioramento della funzione microvascolare e dell’attività purificante e regolarizzante della matrice interstiziale che causa una maggiore fluidità della membrana cellulare, con conseguente incremento del metabolismo cellulare (Broccali et al., 2002; Brambilla et al., 1996). Anhe la circonferenza dei fianchi e la calibrometria bitrocanterica sono state significativamente ridotte nel gruppo A.
La riduzione della circonferenza dei fianchi riportata da tutti le pazienti trattate con i prodotti attivi è particolarmente interessante. La riduzione bilanciata di tutte le circonferenza potrebbe essere correlata con la riduzione della stasi linfatica locale dovuta al miglioramento dell’intera struttura mesenchimale piuttosto che al diretto effetto sulla parete dei vasi ( azione tonica flebo-linfotrofica).
Non sono stati riportati miglioramenti significativi dal gruppo di pazienti trattati con il placebo.
 
Videocapillaroscopia
 
La valutazione con la videocapillaroscopia è stata basata sull’analisi di una media di 10 immagini per sessione, con una media di 30 immagini per paziente ed un totale di circa 1000 immagini selezionate per lo studio. E’ stato evidenziato un marcato incremento della densità capillare verticale (un beneficio del 43±5% nel periodo da 0 a 60 giorni) nel gruppo che ha ricevuto il trattamento attivo (Tab. 7). Da tale incremento è prevedibile una maggiore perfusione a livello della papilla dermale in quanto esso comporta rilevanti miglioramenti nella circolazione del tessuto grasso come mostrato dalle analisi della relazione angio-architetturale e funzionale tra il plesso sub-papillare e sub-dermico (quest’ultimo è la sorgente di irrigazione del tessuto grasso). E’ importante rimarcare che la densità capillare verticale è incrementata quanto più lunga è stata la durata del trattamento, e che non sono state evidenziate micro-emorragie dopo 60 giorni di trattamento. Importanti modificazioni della morfo-architettura (area, diametro e perimetro  dei capillari verticali) non sono stati osservati nei pazienti che hanno ricevuto il trattamento attivo da 0 a 60 giorni. E’ possibile che tali modificazioni possano verificarsi solo con trattamenti di maggiore durata.
 
Ecografia
 
L’ultrasonografia delle sindromi da P.E.F.S. e A.L. tipicamente mostra piccoli e sottili setti iperecogenici del connettivo i quali sono morfologicamente alterati e disarmonici. Nelle pazienti del gruppo A, che ha ricevuto il trattamento con i principi attivi, l’orientamento mostra il recupero di ipoecogenicità normale associata con un migliorato bilancio e con la tendenza  ad un arrangiamento parallelo ed orizzontale, indicando il recupero dell’attività metabolica e della fluidità del microcircolo. I risultati mostrano anche una significante riduzione dello spessore subcutaneo con la tendenza a equilibrare i setti del connettivo, dimostrando così una riduzione del lipoedema localizzato. Significativa è stata una riduzione del tessuto adiposo a livello trocanterico e sottotrocanterico (Tab. 7).
 
Eco – color Doppler
 
Il test era eseguito usando il Color flow Doppler imaging ad alta risoluzione (Sigma 330 High Performance; Kontron Medical) a valutare le variazioni safenofemorali misurate a monte alle valvole preterminali in posizione clinostatica e ortostatica. I valori medi sono riportati nella Tab. 7. Nessuna delle pazienti presentava patologie venose, come richiesto dai criteri di inclusione; conseguentemente i dati osservati prima e dopo il trattamento non sono significativi, né per il prodotto attivo né per il placebo.
 
Analisi del sangue
 
Non sono state rilevate variazioni significative, confermando il buon livello di tollerabilità dei prodotti usati.
 
Valutazioni soggettive
 
L’analisi dei risultati ha mostrato miglioramenti soggettivi in 46 di 50 pazienti del gruppo A (92%) e in quattro di 26 pazienti nel gruppo B (15,4 %). Tutte le 76 pazienti sulle quali è stato condotto lo studio hanno ritenuto gli shorts e la formulazione oleosa erano di facile uso. Alcune donne hanno riferito di avere ottenuto una sensazione di alleggerimento delle gambe, un effetto di levigatura sella pelle e un grande piacere per l’aroma emanato dal preparato fitoterapico. Secondo alcune donne gli shorts generavano calore e molte pazienti trovavano gradevole questa sensazione, talvolta, ritenuta confortevole. Alla conclusione di questo studio alcune pazienti hanno deciso di continuare ad usare l’olio anti-P.E.F.S. e gli shorts su una base regolare.
 
 
 
DISCUSSIONI
 
I risultati delle analisi cliniche e strumentali di questo esperimento hanno mostrato l’efficacia della formulazione fitoterapica testata nel trattamento della P.E.F.S. e A.L., quando comparata con il placebo.
I dati strumentali hanno mostrato un generale miglioramento di tutti i parametri indagati e un miglioramento di tutti i segni clinici associati alla P.E.F.S. (edema delle gambe, pesantezza, dolore e aspetto a buccia di arancia) e A.L. nelle pazienti che hanno ricevuto il prodotto attivo.
La perdita di peso, associata con la diminuzione statisticamente significativa dell’indice di massa grassa (FMI), potrebbe indicare che la perdita di peso ha riguardato principalmente la massa grassa.
La riduzione bilanciata di tutte le circonferenze potrebbe essere correlata con l’efficacia degli ingredienti attivi sul metabolismo adiposo e sull’attività del sistema linfatico, che induce un decremento della stasi linfatica locale.
La combinazione degli ingredienti attivi del preparato fitoterapico, sotto elencati, con le loro diverse modalità di azione potrebbe spiegare i risultati ottenuti:
Olio di vinaccioli (Vitis vinifera L.) – Gli ingredienti attivi sono composti chiamati proantrocianidine oligometriche (OPCs = oligometric proanthrocyanidins), conosciute anche come oligomeri procianidolici (PCOs = procyanidolic oligomers), responsabili dei suoi effetti farmacologici. Questi composti appartengono alla famiglia di bioflavonoidi. Contiene leucoantocianina, un potente antiossidante (attivo a concentrazioni 50 volte inferiori rispetto alla vitamina E) caratterizzato da buona biodisponibilità nell’ applicazione topica e trofismo verso tessuti ricchi in glicosaminoglicani. L’olio di vinaccioli, grazie all’attività antiossidante, esercita l’inibizione di diversi enzimi proteolitici (collagenasi, elastasi, ialunoridasi e beta glucoronidasi), che sono coinvolti nella degradazione di componenti strutturali del tessuto vascolare e della pelle. Per i suoi effetti vascolari è usato nel trattamento e nella prevenzione di disordini vascolari e circolatori includenti l’insufficienza venosa, le vene varicose, la sclerosi, i disturbi vascolari periferici e il linfedema  (Merillon et al., 1997; Lininger et al., 1998; Albergati et al., 2000; Christie et al., 2001).
Olio di enotera (Oenothera biennis L.) – I principi attivi sono rappresentati dagli acidi grassi polinsaturi, contenuti nell’olio di semi neri racchiusi nel frutto; in particolare l’acido cis-gamma linoleico (8-9%) precursore di sostanze attive come le prostaglandine E1 (De Paepe et al., 2001).
Olio di borragine (Borago officinalis L.) - Rappresenta una ricca sorgente di acido gamma linoleico (GLA; 18:3 omega 6). GLA è un acido grasso polinsaturo (PUFA) essenziale omega 6 ed è fornito attraverso l’alimentazione in quanto non può essere prodotto dal corpo (Horrobin, 1992). GLA è molto importante per la salute della pelle, aiutandola a conservare i suoi muscoli e la sua elasticità, la protegge da danni e infezioni e regola la temperatura corporea e la perdita di acqua (Horrobin, 1993).
Estratto di Melilotus officinalis (L.) Pallas –<SPAN style="FONT-FAMILY: 'Times Ne

La cosiddetta Cellulite

La cosiddetta "Cellulite"

 
 
LA COSIDDETTA “CELLULITE”
Nuovi orientamenti diagnostici e terapeutici (G. Bertuzzi)
 
Anche se con gli anni la Medicina Estetica ha esteso i suoi orientamenti a “tutto campo” diventando una medicina preventiva per eccellenza volta a migliorare la qualità della vita di ognuno di noi, la Medicina Estetica forse nasce proprio per combattere il più noto tra gli in estetismi: la cosiddetta “cellulite”. La stessa mesoterapia , una metodica della Medicina Estetica è diventata famosa proprio in quanto impiegata nella "lotta" contro la "cellulite", nonostante nasca per tutt'altre indicazioni.
 
Ma che cos'è la "cellulite"?
 
Ebbene, nonostante il termine “cellulite” coniato in Francia agli inizi del '900 sia del tutto improprio da un punto di vista istopatologico per definire la condizione in oggetto, è stato definitivamente accettato dalla gente ed anche da diversi medici vista la sua diffusione universale tanto da comparire anche in testi scientifici in lingua inglese come  "cellulitis".
 
In genere col termine "cellulite" viene identificata una particolare condizione morfologica, spesso ritenuta antiestetica che costituisce il cruccio di numerose donne le quali presentano accumuli volumetrici della regione trocanterica e sottotrocanterica con particolari cosce a "cavallerizza" e pelle con numerosi avvallamenti (cute a "buccia d'arancia", cute a “trapunta”).
 
In realtà dobbiamo distinguere bene quattro differenti quadri clinici che possono essere responsabili dell'aspetto suddetto, ma che devono essere debitamente divisi:
 
- 1° Accentuazione del preesistente Habitus Ginoide
 
- 2° Ipotonia muscolare ed in particolare dei muscoli glutei
 
- 3° Pannicolopatia Edemato Fibro Sclerotica (P.E.F.S.)
 
- 4° Eccesso di Adiposità Localizzata (A.L.).
 
Quindi nella visita di Medicina Estetica, quando alla nostra osservazione arrivano pazienti che lamentano gli antiestetici "cuscinetti", dobbiamo giungere ad una corretta diagnosi differenziale che, avendo distinto i suddetti quadri clinici, dia poi le giuste indicazioni terapeutiche.
 
-         1° Accentuazione del preesistente Habitus Ginoide
 
L'Habitus, ossia la conformazione, la costituzione morfologica umana, può essere classificato in androide, tipico dell'uomo e che vede una distribuzione del tessuto adiposo prevalentemente a carico della metà superiore del corpo, ed in ginoide, tipico della donna e che vede una distribuzione del tessuto adiposo prevalentemente a carico della metà inferiore del corpo accanto ad una accentuazione della struttura ossea del bacino rispetto alle spalle.
 
Con ancora maggiore precisione Sjomstrom nel 1985 ha definito una costituzione o Habitus ginoide quella che vede una predominanza del grasso al di sotto della linea ombelico-disco L4-L5 e che nella donna rappresenta in media il 54% del grasso totale.
 
Garn fa inoltre rilevare che nel sesso femminile prevale l'accumulo "esterno" di lipidi (tessuto adiposo sottocutaneo), cioè nel pannicolo adiposo, invece il sesso maschile mostra una selettiva preferenza per l'incremento della quota di grasso intorno agli organi interni (tessuto adiposo viscerale).
 
Secondo Pinkus le differenze macroscopiche del rivestimento esterno del corpo dipendono essenzialmente dalle modalità di distribuzione del grasso, nel senso che il sesso maschile presenta una distribuzione più uniforme e diffusa, mentre in quello femminile vi sono concentrazioni elettive in determinate zone.
 
Questo è vero in linea di massima dal momento che anche tra donne può esistere una distribuzione del tessuto adiposo prevalentemente di tipo androide o ginoide.
 
In letteratura sono riportati diversi tentativi di classificazione e di definizione morfologico-strutturale:
 
Bayer parla di tipi "Diana", "Venere", "Rubens" e "Amazzone", ricorrendo alle arti figurative per un immediato inquadramento della situazione contingente.
 
Skerlj distingue tra un "Typus feminius normalis", un "Typus subtrochantericus" dove l'accumulo di grasso si manifesta a calzoni di cavallerizza, un "Typus superior" con prevelenza dell'abnorme deposizione di grasso nelle parti superiori del corpo ed infine un "Typus inferior" con accumulo in quelle inferiori; distingue inoltre un "Typus steatomammalis" ed un "Typus steatopygicus", caratterizzati dall'accumulo di grasso rispettivamente nelle regioni mammaria e glutea.
 
Sigaud, affermando che “la forma dell’uomo si modella sopra gli ambienti che lo circondano”, distingueva un tipo digestivo, un tipo respiratorio, un tipo muscolare ed un tipo cerebrale.
 
Sheldon diversificava in base alla natura embriologica un tipo endomorfo, un tipo ectomorfo ed un tipo mesomorfo.
Per Clauser la distribuzione delle masse di grasso varia con l'età, scendendo da sedi craniali a sedi caudali; è un fatto accertato che, a partire dai 30 anni, si hanno modificazioni dei vasi sanguigni del sottocutaneo, ma è altresì vero che la donna in menopausa presenta una ridistribuzione del tessuto adiposo di tipo androide.
 
Bahners ritiene che ci sia una predisposizione genetica determinante il tipo elettivo di distribuzione di accumuli di grasso, indipendentemente dal fatto che vi sia o meno una adiposità.
 
E' bene ricordare che le diverse valutazioni strutturali prendono in esame la distribuzione del tessuto adiposo perchè è proprio della morfologia scheletrica di tipo ginoide un accumulo di grasso nella regione trocanterica anche in donne molto magre che hanno quindi un ridottissimo pannicolo adiposo sottocutaneo.
 
Infine Brian ha classificato un tipo longilineo, un tipo mediolineo ed un tipo brevilineo e per ciascuno ha distinto la variante armonica da quella disarmonica e da quella cosiddetta displastica.
Queste differenze possono essere influenzate oltre che da fattori genetici ed ormonali -il tessuto adiposo della regione trocanterica è specificatamente regolato dagli ormoni sessuali femminili- anche da condizioni climatiche, etniche e geografiche (silhouette anglosassone/silhouette mediterranea).
 
Anche la cultura, il grado di civilizzazione e di benessere hanno potuto influenzare nel tempo certi paradigmi infatti nella attuale società occidentale(in particolare in Europa ed in Nord America), la grassezza è rifiutata, mentre in numerose altre società il sovrappeso e l'abbondanza di certe forme sono requisiti essenziali di bellezza.
 
Non è escluso, però, che questi ideali di bellezza, che si traducono in scelte sessuali, abbiano un remoto riferimento alla fecondità. D'altro canto l'eccesso di adiposità glutea e crurale non è altro che l'accentuazione del dimorfismo sessuale tipico della razza umana.
 
Anche fattori razziali e genetici sono implicati nella spiegazione di tale dimorfismo:
 
 i fattori razziali sono particolarmente evidenti in alcune etnie africane dove le donne (Boscimane e Ottentotte) hanno accumuli di adipe alle natiche e alla radice delle cosce che simulano masse lipomatose e i fattori genetici sono evidenziati dalla occorrenza familiare in più membri di diverse generazioni di "silhouette" determinate anche dalla localizzazione dei depositi di grasso.
 
Tuttavia ripeto come sia importante non dimenticare differenze interindividuali e individuali considerevoli di sensibilità allo stile di vita e all'ambiente che possono spiegarci come in ambito europeo possano esistere figure strutturalmente opposte (silhouette anglosassone/silhouette mediterranea).
 
A questo proposito è interessante considerare i dati scaturiti da uno studio prezioso quanto unico nel suo genere, fatto nel 1988 su un gruppo di circa 450 donne selezionate dal nord a sud dell'Europa per valutare la possibile correlazione tra distribuzione del tessuto adiposo e fattori di rischio cardiovascolare.
 
In questo studio sono state prese in esame tutte donne di 38 anni selezionate in cinque diverse città europee ed in particolare:
 
- Ede (Olanda);
 
- Varsavia (Polonia);
 
- Gotheborg (Svezia);
 
- Verona (Nord Italia);
 
- Afragola (Sud Italia).
 
Sono state quindi diversificate cinque popolazioni femminili campione per Nord Europa (Svezia), Est Europa (Polonia), Centro Europa (Olanda e Nord Italia) e Sud Europa (Afragola).
 
 Questi soggetti sono stati oggetto di valutazioni e di misurazioni antropometriche ed in particolare: peso, altezza, BMI, plicometria (tricipitale, bicipitale, sottoscapolare, sovrailiaca, mesogastrica o paraombelicale e ipogastrica), inoltre sono state misurate circonferenze nel soggetto in stazione eretta (dopo aver completato la espirazione), del petto, della vita, dei fianchi e delle cosce.
 
I dati scaturiti da questo studio, come ho detto, unico nel suo genere in quanto a numero di soggetti esaminati (gli unici due studi di questo tipo sono stati fatti in USA per mettere a confronto soggetti diabetici con non diabetici in un piccolo gruppo di appena 33 donne senza procedere a tutte le misurazioni di cui parlavo prima) sono molto interessanti per affermare, dati alla mano, come esistano notevoli differenze di struttura anche tra le diverse popolazioni europee.
 
 Infatti, scaturisce come le donne di Afragola, un paesino vicino Napoli, presentino una statura più bassa, un BMI più elevato e soprattutto una circonferenza dei fianchi sensibilmente superiore a quella delle altre popolazioni femminili europee.
 
E' altresì interessante considerare come queste differenze esistano anche a proposito dei fattori di rischio cardiovascolare, in quanto lo studio mette in evidenza che le donne sud europee o mediterranee, accanto ad una silhouette meno longilinea e più marcatamente ginoide rispetto alle altre popolazioni femminili, presentino valori di colesterolo totale e di trigliceridi più bassi nonché di HDL più elevati. Tutto ciò è di per sé indicativo delle differenze alimentari oltre che socio-economico culturali che possono magari rendere più evidenti certe conformazioni.
 
Questo significa che è più facile trovare tra la popolazione femminile di Afragola donne in sovrappeso, indipendentemente dall'Habitus, rispetto a quelle di Varsavia, e ciò in diretta relazione con l'alimentazione influenzata dalla qualità degli alimenti e soprattutto dal fatto che le donne del sud, almeno fino ad alcuni anni fa, conducevano una vita meno dinamica e più portata ad un frequente contatto con il cibo.
 
Da ciò si evince che donne che presentano già strutturalmente un Habitus ginoide e che sono brevilinee, all'aumentare del BMI modificano in maniera ancora più evidente la loro silhouette.
 
Posso affermare, però, che non esiste un Habitus migliore di un altro. Ogni struttura corporea, infatti,  ha di per sé caratteristiche potenzialmente favorevoli o sfavorevoli per ciò ciascun individuo dovrebbe cercare di mantenere un equilibrio psicofisico che tenda ad avvicinarsi a ciò che di meglio può ottenere che è poi anche il compito principale della Medicina Estetica.
 
Così, qualora il quadro clinico presenti una accentuazione eccessiva dell'Habitus Ginoide dove un diametro bitrocanterico risulta molto superiore al diametro biomerale, non è necessaria alcuna terapia ma, accanto ad un corretto inquadramento delle abitudini di vita, sarà importante un' attività fisica specifica per i muscoli della parte superiore del corpo ed in particolare per quelli delle spalle e delle braccia che favorisca l'aumento di volume di queste zone riarmonizzando così una disarmonia manifesta.
 
- 2° Ipotonia muscolare dei muscoli glutei
 
In questo caso possiamo avere un quadro che mette in evidenza i cosiddetti "cuscinetti" senza che vi sia alcuna alterazione a carico dei tessuti della zona trocanterica; sarà causato da una "caduta" per gravità del tessuto adiposo dovuta ad una mancanza di sostegno da parte dei muscoli glutei.
 
L'intervento terapeutico dovrà essere impostato a ripristinare il mancato "sostegno", tonificando i muscoli glutei, procedendo dapprima ad ottenere un trofismo e successivamente una ipertrofia tale da costituire un' impalcatura di sostegno.
 
Questo è possibile mettendo in atto un corretto programma di attività fisica mirata, con un'alimentazione adeguata (che apporti un giusto quantitativo di proteine), affiancata, se necessario, da specifiche integrazioni, ma soprattutto attraverso l'elettrostimolazione muscolare  che preveda uno specifico protocollo di lavoro per ottenere il trofismo prima e l'ipertrofia poi.
 
Vengono utilizzate apparecchiature di tipo professionale che siano in grado di produrre un'adeguata contrazione del muscolo interessato, utilizzando correnti elettriche di tipo quadro o correnti di Coz (più dolci rispetto alle precedenti).
 
Una volta posizionati gli elettrodi (ce ne sono di diversi tipi: da quelli adesivi a quelli a gel di contatto, a quelli più classici imbevuti d'acqua) sui capi muscolari dei muscoli interessati, si procede alla stimolazione con contrazioni muscolari di durata progressivamente maggiore da 1 a 8 secondi, e con pause di tempo doppio rispetto al tempo di contrazione. Questo programma prevede frequenze di almeno due o tre applicazioni alla settimana di circa un'ora ciascuna per un periodo variabile dalle quattro alle otto settimane a seconda delle condizioni del muscolo e, ricordo, ci servirà a dare trofismo, non ipertrofia.
 
L'ipertrofia muscolare, che servirà a dare un sostegno definitivo al muscolo, ma che comporterà anche danni strutturali a livello delle fibre muscolari (fibrosi da microlesioni) potrà essere ottenuta successivamente al primo periodo di terapia modificando la durata del tempo di contrazione (qui superiore agli otto secondi) e le pause (qui dimezzate rispetto al tempo di contrazione). A seconda delle condizioni preesistenti del muscolo, la durata della terapia per l'ipertrofia andrà dalle 3 alle 6 settimane con la stessa frequenza settimanale e la stessa durata. Il mantenimento del tono muscolare sarà poi garantito dal proseguimento della corretta attività fisica nonché da un possibile programma di richiamo con elettrostimolazione, magari periodicamente, ma sempre con gli stessi principi terapeutici enunciati precedentemente.
 
Naturalmente tutto ciò richiede un notevole impegno di tempo, ma ritengo che risultati apprezzabili possano essere ottenuti seguendo il suddetto protocollo e che le cosiddette terapie "fai da te" possano essere utili in qualche modo solo nell'ultima parte del programma (mantenimento) dopo un attento monitoraggio da parte del Medico sulla base della risposta biologica ottenuta.
 
- 3° P.E.F.S. Pannicolopatia Edemato Fibro Sclerotica
 
E’ questo il quadro caratteristico responsabile della classica pelle a “buccia d’arancia” , quello che molti, impropriamente, definiscono “Cellulite” o “Cellulite vera”. La definizione di P.E.F.S. è stata coniata da S.B. Curri dopo un lungo e attento studio ultrastrutturale del tessuto sottocutaneo (modificazioni del microcircolo e del tessuto connettivo). Lo stesso Curri più volte ribadiva come il termine di “Cellulite” fosse proprio da cancellare perché sbagliato e fuorviante nel definire questa isto-angio-patia dove il primum movens è rappresentato da alterazioni del microcircolo che finiscono per produrre danni a catena anche a livello del tessuto adiposo. In realtà recenti studi con risonanza magnetica, mettono in evidenza come il tessuto adiposo interessato da tale affezione subisca delle profonde modificazioni forse addirittura contemporaneamente al danno vascolare, il che mi suggerisce di proporre un termine forse ancora più indicato: Adipocitòsi.
 
P.E.F.S.  FATTORI PREDISPONENTI
 
-         Razza occidentale
 
-         Ereditarietà
 
-         Scarsa componente muscolare
 
P.E.F.S.  FATTORI SCATENANTI
 
-         Difetti posturali e difetti dell’appoggio plantare
 
-         Prolungata stazione eretta
 
-         Dieta ipoproteica, ipovitaminica, ipercalorica e povera di fibre
 
-         Impiego di vasodilatatori periferici, calcioantagonisti, anticoncezionali
 
-         Vita sedentaria
 
-         Gravidanza
 
-         Cattive abitudini:
 
1.      gambe vicino a fonti di calore
 
2.      gambe flesse per diverse ore
 
3.      uso di calzature e di abbigliamento non idonei
 
4.      bagni in vasca con acqua a più di 30°
 
5.      prolungate esposizioni al sole a gambe coperte
 
Sulla base degli studi di Curri è stato possibile distinguere 4 stadi evolutivi della P.E.F.S. ed in particolare:
 
1° stadio = edema
 
2° stadio = sclerosi
 
3° stadio = fibrosi e fibrosclerosi con micronoduli
 
4° stadio = epatizzazione e sovvertimento strutturale con macronoduli.
 
ISTOLOGIA DELLA P.E.F.S.
 
1° STADIO
 
Edema e lipoedema
Dissociazione adipocitaria
Ectasie capillaro-venulari
Microaneurismi
Stasi microcircolatoria
 
2° STADIO
 
Manifestazioni abiotrofico-regressive degli adipociti
Microangiopatia cutanea ed ipodermica
·        Dilatazione massiva dei microvasi e delle venule
Sclerosi dei dispositivi di blocco
Ipossidazione distrettuale
Microemorragie
 
3° STADIO
 
Dissociazione e rarefazione adipocitaria
Incapsulamento degli adipociti degenerati in MICRONODULI
Scompaginamento del confine dermo-epidermico
Iniziale sclerosi del connettivo dermico
Massive ectasie capillaro-venulari
Microaneurismi e microemorragie diffuse
 
4° STADIO
 
Scomparsa della tipica lobulazione adipocitaria
MACRONODULI incapsulati da tralci connettivali
Liposclerosi diffusa
Microvaricosità venulo-venose
Diffusa stasi microcircolatoria
 
ESAME OBIETTIVO DELLA P.E.F.S.
 
1° STADIO
 
Aumento della pastosità cutanea
Riduzione dell’elasticità
Aumento della plicabilità
Ipotermia distrettuale
Pinch test negativo
 
2° STADIO
 
Accentuazione di tutte le caratteristiche del 1° stadio
Pinch test negativo
 
3° STADIO
 
Pelle a “buccia d’arancia”
Fine-granulia dei piani profondi alla palpazione
Elasticità ridotta con aree di flaccidità cutanea
Pinch test talvolta positivo
 
4° STADIO
 
Cute a “trapunta”
Pallore zonale
Flaccidità
Abnorme plicabilità
Pinch test positivo
 
Oltre ad un attento esame obiettivo è' possibile distinguere i quattro stadi dapprima con un'indagine utile come screening di base, ma alquanto imprecisa (termografia da contatto) e poi con ecografia dei tessuti molli attraverso la quale distinguere i diversi aspetti del sottocutaneo. Utile e preciso invece risulta un’analisi con videocapillaroscopia per mettere in evidenza gli aspetti del microcircolo.
Potremmo lavorare meglio quando gli stadi non saranno troppo avanzati (I e II stadio), utilizzando terapie che tendano a migliorare gli scambi microcircolatori e a ridurre l'edema come ad esempio Mesoterapia flebotonica, antiedemigena e soprattutto la Carbossiterapia.
 
Diversamente (III e IV stadio) il nostro intervento sarà impostato a ridurre la fibrosi (Mesoterapia fibrinolitica ed eventualmente US 3MHz) e quindi a migliorare un quadro clinico che, ahimè, è ormai in parte irreversibile.
 
Importantissimo supporto alle terapie mediche risulta il Drenaggio Linfatico Manuale o, meglio ancora, il PRALD ed in particolare quello che veda l’utilizzo di estratto di meliloto (ricco in cumarina) disciolto in crema base o olio essenziale di cipresso (diluito 1/100 in olio di vinacciolo) per la sua notevole azione sul microcircolo. Senza alcun senso, a mio avviso, la liposuzione o altre metodiche lipoclasiche, indicate invece nelle adiposità localizzate.
 
-         4°  Eccesso di Adiposità Localizzata
 
-         Iperplastica  (prepubere)
 
-         Ipertrofica  (iperinsulinemica)
 
-         Mista
 
Alcune zone del nostro corpo anatomicamente sono più facilmente prede di accumuli adiposi. Sappiamo che nell'Habitus Ginoide le zone deputate ad ospitare maggiori quantità di grasso sono quella addominale, quella trocanterica ed anche quella del terzo inferiore mediale di coscia subito sopra il ginocchio.
 
Anche qui con un'attenta ecografia dei tessuti molli saremo in grado di "vedere" se si tratta realmente di un accumulo adiposo oppure di P.E.F.S. e di che entità sarà lo spessore del grasso presente. A seconda delle dimensioni di tale spessore potremo decidere se ricorrere direttamente a terapie chirurgiche (ad esempio Liposuzione) oppure mediche.
 
La terapia medica potrà essere impostata a ridurre il tessuto adiposo con metodiche di tipo lipolitico (riduzione volumetrica dell'adipocita) come ad esempio la Emulsiolipolisi ultrasonica o metodiche di tipo lipoclasico (rottura dell'adipocita) come ad esempio L' ILCUS o la neo ILCUS. Spesso metodiche lipolitiche e lipoclasiche possono essere associate.
 
Va da se che in ogni caso la valutazione iniziale fatta durante la visita comporterà comunque una corretta indicazione alimentare indipendentemente dal fatto che ci si trovi di fronte a soggetti in soprappeso o in normopeso.
 
Chiaramente soggetti in terapia dimagrante potranno presentare una riduzione del tessuto adiposo localizzato più marcata se sottoposti contemporaneamente ad alcune tra le metodiche sopramenzionate (ad esempio Carbossiterapia, Ossigenoterapia) che, aumentando la quota di ossigeno disponibile, renderanno facilitati i processi di beta-ossidazione.
 
TRATTAMENTI  nella cosiddetta “Cellulite”
 
ACCENTUAZIONE DELL’HABITUS GINOIDE
(Peso ideale e parametri nella norma)
Riarmonizzazione della figura (spalle e torace)
body building
elettrostimolazione
integrazione con proteine ed L-Arginina
 
IPOTONIA MUSCOLARE
(Muscoli glutei)
Tonificazione dei mm. Glutei
1.      body building
2.      elettrostimolazione
3.      integrazione con proteine ed L-Arginina
 
P.E.F.S.
(Esame Doppler negativo)
Farmaci vasculotropi ed antiedemigeni (I stadio)
Farmaci fibrinolitici (II stadio)
Drenaggio Linfatico Manuale
Schema isoproteico sec. Blackburn e riequilibrio alimentare
T.I.B.R. (Terapia Idropinica a Basso Residuo)
P.R.A.L.D.
Carbossiterapia
Termalismo
 
ECCESSO DI ADIPOSITA’ LOCALIZZATA
(Peso normale o aumentato  - normalità dei rapporti tra i diametri biomerale e bitrocanterico – esami strumentali normali ed un eventuale effetto “bordo”)
Dietoterapia per l’eventuale riduzione ponderale
Trattamenti lipolitici (emulsiolipolisi ultrasonica), non producono danno tissutale, sono da preferire nelle adiposità di tipo ipertrofico o come inizio di trattamento nelle A.L. miste (tendenza dell’adipocita a mantenere il volume costante).
Trattamenti lipoclasici (ILCUS, neo ILCUS, liposuzione) uniti a PRALD (addizionato con preparati a base di estratti di meliloto e oli essenziali per la stimolazione delle proteine UCP3), D.L.M.  e Terapia Idropinica a Basso Residuo per mobilizzare il materiale derivante dalla clasi.
 
Troppo spesso, però, sia nella valutazione che nel percorso terapeutico, si tende a perdere di vista quello che, a mio avviso, rappresenta il punto di partenza di ogni trattamento della cosiddetta “cellulite”, e cioè del peso ideale (o desiderabile), affinché vengano rispettati dei canoni di armonia fondamentali ed imprescindibili.
 
Oltre a questo è noto e visibile a tutti che anche la morfologia del nostro corpo subisce dei cambiamenti con lo scorrere del tempo.
 
Ci sono infatti numerosi individui che, ad esempio, anche in tarda età mantengono inalterato e costante il loro peso, ma che ci appaiono esteticamente differenti, come fossero meno tonici e più grassi.
 
Il motivo di questo è da ritrovarsi nella diversa distribuzione delle tre fondamentali componenti del nostro corpo: acqua, massa grassa e massa magra.
 
Semplificando molto potremmo immaginare come il nostro corpo sia composto da grasso o FAT e da tutto quanto non è grasso o FFM (Fat Free Mass), cioè muscoli, ossa e liquidi.
 
In condizioni ideali la percentuale di FAT dovrebbe aggirarsi intorno al 15%, mentre la FFM intorno al 85%.
 
E’ facilmente intuibile come, pur mantenendo il peso costante, tali percentuali possano variare determinando visibili cambiamenti: ad esempio due individui dello stesso sesso, della stessa altezza e della stessa età anagrafica possono pesare gli stessi chilogrammi, ma uno dei due avere FAT 15% e FFM 85% e l’altro FAT 30% e FFM 70% con la conseguenza che mentre il primo risulterà avere un fisico in perfetta forma, l’altro un fisico flaccido e cadente proprio per un eccesso di grasso e per una scarsa componente muscolare.
 
C’è un ormone, molto famoso in medicina anti aging definito da molti medici americani l’ormone dell’eterna giovinezza, che è l’ormone somatotropo o GH (Growth hormon) o ormone della crescita, che gioca un ruolo fondamentale nella composizione corporea. Tale ormone, entra da protagonista in  numerosissime funzioni del nostro organismo: infatti, tra le tante, regola il buon funzionamento del sistema immunitario, ripara di notte i danni che la pelle subisce durante il giorno e, soprattutto, regola la distribuzione di massa magra e massa grassa, favorendo lo sviluppo della prima e la riduzione della seconda. Con l’età e già dopo i 18-20 anni, i livelli ematici di tale ormone tendono a ridursi drasticamente fino a scomparire quasi del tutto nei soggetti anziani con la conseguenza di una riduzione della massa muscolare, della forza e un aumento della componente adiposa, pur mantenendo lo stesso peso.
 
Al riguardo una metodica estremamente precisa per valutare la nostra composizione corporea è la DEXA, una sorta di densitometria corporea computerizzata che presenta, però, costi elevati e, quindi, di non facile applicazione. Nella valutazione dell’età corporea del programma anti aging Arpa (AAAP), ad esempio, vengono utilizzate l’impedenziometria computerizzata e la atropo-plicometria computerizzata.
 
La prima consiste in una apparecchiatura che, attraverso degli elettrodi posti sulla mano e sul piede del paziente, consente di rilevare dei valori che misurano la resistenza che una particolare corrente elettrica incontra nell’attraversare il nostro corpo (il paziente non avverte nulla!!). I dati così ottenuti vengono analizzati da un computer che misura la quantità di acqua presente nei tessuti e che, come risultato finale, ci dà la percentuale di acqua corporea totale, la quota intracellulare e la quota extracellulare. In condizioni fisiologiche la quota intracellulare deve essere superiore, circa il 60%, mentre quella extracellulare inferiore, circa il 40%. Spesso accade di osservare che, invece, la quota dell’acqua extracellulare aumenta vertiginosamente determinando una composizione corporea alterata e causando fenomeni di ritenzione idrica.
 
La seconda metodica utilizzata è la antropoplicometria computerizzata e consiste nel raccogliere una serie di dati del corpo della persona quali il peso, tutte le circonferenze, i diametri e le pliche cutanee di grasso. Il plicometro altro non è che una sorta di “pinza” che misura lo spessore del pannicolo adiposo sottocutaneo. I dati rilevati vengono inseriti in un software che calcola la massa grassa, la massa magra, la massa metabolica, l’indice di massa corporea (BMI) nonché i valori di peso e di composizione corporea desiderabili (A.W. / Peso armonico)
 
PROTOCOLLO ALIMENTARE e TERAPIA IDROPINICA A BASSO RESIDUO
 
PRIMA FASE ALIMENTARE
(dalle due alle quattro settimane)
 
DIGIUNO PROTEICO (sec. BLACKBURN) MODIFICATO
 
CORPI CHETONICI
 
1.                  Forniscono il 25% dell’energia richiesta
 
2.                  Facilitano l’utilizzazione degli acidi grassi liberi da parte del cervello che trasforma la sua fonte energetica utilizzandoli per l’80% del suo metabolismo
 
3.                  Circolano liberamente nell’organismo penetrando nelle membrane cellulari in quanto non necessitano di proteine vettrici
QUINDI
 
 
Utilizzazione totale dell’energia fornita dal T.A. che si riduce
 
Massa magra inalterata
 
Tale programma , a mio avviso troppo rigido e limitante, è stato da me modificato e da alcuni anni ormai quotidianamente adottato nei nostri ambulatori ospedalieri (ambulatori del Master di Medicina Estetica del Policlinico Casilino e ambulatori di Medicina Estetica dell'Ospedale Israelitico di Roma):
 
A)              per le prime due settimane, esclusione di carboidrati semplici e complessi e di grassi; tutti gli altri alimenti (carni bianche, carni rosse, pesce, uova, frattaglie, verdure) in quantità libere.
B)              Terza settimana, reintroduzione della prima colazione (latte e biscotti) e dell’olio extra vergine di oliva
C)              Quarta settimana, reintroduzione di yogurt e frutta
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Il Peso armonico in medicina estetica

Il Peso armonico in medicina estetica

 
 
Valutazione del peso armonico desiderabile (G. Bertuzzi)
 
Si tratta di un metodo induttivo in cui l’induzione consiste in un processo di astrazione che consente di trovare una regola generale attraverso un ragionamento che parte da osservazioni cliniche.
Nelle valutazioni antropometriche l’indice di massa corporea (B.M.I.) rappresenta un importante indice di morbilità che mette in relazione il peso in eccesso con il potenziale rischio di insorgenza di malattie. Esso prevede una scala di valori normali per il sesso femminile che vanno da 19 a 24 e si calcola dividendo il peso per il quadrato dell’altezza. Questo, però, non tiene in alcun conto la morfologia dell’individuo in esame.
Negli anni, molti autori hanno tentato di classificare le diverse strutture antropomorfologiche sulla base dei più svariati criteri fino ad arrivare al 1987 dove Luigi Brian introduce per primo nella sua classificazione il concetto di armonia (Armonici, Disarmonici, Displastici).
Nello studio in esame, in maniera molto schematica, vengono identificati soltanto due tipi di struttura: Habitus ginoide, caratterizzato da un diametro bi-trocanterico superiore al diametro bi-omerale, ed un Habitus androide, caratterizzato da un diametro bi-omerale superiore al diametro bi-trocanterico.
La distribuzione del tessuto adiposo, nelle due strutture, è molto diversa in quanto nell’habitus ginoide il grasso, poco o tanto che sia, tende a localizzarsi a livello dell’addome e delle gambe, mentre nell’habitus androide a livello dell’addome e del tronco.
Introducendo il concetto di armonia morfologica (A.B.M.I. – Armonic Body Mass Index) per ognuna delle due strutture sono stati evidenziati tre gradi e cioè ginoide I, dove la differenza tra i diametri è minima (0,1 – 1,9 cm), ginoide II, dove la differenza è più consistente (2 – 4,9 cm) e ginoide III, in cui la differenza è assai accentuata (> 5 cm); stessa cosa per la struttura androide.
Più accentuato sarà il grado di habitus, ad esempio ginoide III,  più  netta sarà la distribuzione regionale del grasso.
I coefficienti del A.B.M..I. ,  presentano, però, delle variabili, ad esempio, nella ginoide III tra 19 e 19,9.
Quindi per individuare nell’ambito dello stesso grado e tipo di habitus il coefficiente di A.B.M.I. più corretto è stato introdotto il criterio della divina proporzione.
Per trovare la sez. aurea (che rappresenta la divina proporzione) in un segmento dobbiamo far sì che la parte maggiore di tale sezione si trovi in proporzione con l’intero segmento come la sua parte minore si trova in proporzione con la parte maggiore. Quindi, se chiamiamo l’intero segmento AB, la sezione aurea che descrive la divina proporzione di quel segmento si troverà in un punto del segmento AB denominato C, per cui  AC:AB = CB: AC.
 
 
 
Se AB è di lunghezza 1, e chiamiamo x la lunghezza del segmento AB, allora la definizione sopra fornita dà luogo alla seguente equazione:
 
     1 - x   =   x   , e cioè   1-x = x2
        x          1          
 
che ha due soluzioni per x, (-1-Ö 5)/2 e (Ö5-1)/2.
La prima è negativa, per cui non soddisfa le condizioni del problema. La seconda rappresenta proprio il rapporto di sezione aurea ed è un numero irrazionale corrispondente a circa 0,618.
Il reciproco di x (1/x) viene indicato con Ø e corrisponde a 1+x, cioè circa 1,618. Molto spesso questo rapporto viene indicato come rapporto aureo e viene utilizzato nella costruzione del rettangolo aureo.
 
Considerando il segmento AB come l’altezza della persona, dovremmo trovare la sua sezione aurea  che coincide con l’ombelico, moltiplicando l’altezza per 0,618. Fatta questa operazione, misuriamo la distanza che intercorre tra i piedi e l’ombelico dello stesso individuo: tanto più vicino alla sezione aurea risulterà questa misura, tanto maggiore dovrà essere il coefficiente del A.B.M.I. scelto, in quanto, l’individuo che presenterà tale valore coincidente con la sua sezione aurea  risulterà avere perfetta armonia tra tronco e gambe. Viceversa, se dovessimo riscontrare differenze di molti cm. tra la sezione aurea e la misura piedi ombelico, dovremmo scegliere il valore di A.B.M.I. più basso (es: tra 19 e 19,9 si sceglierà 19). Infine per soggetti femminili con età anagrafica superiore a 50 anni che presentano significative variazioni della composizione corporea, spesso dovuta al periodo menopausale e post-menopausale, è stata applicata una maggiorazione di 0,5 per ogni 5 anni di età al coefficiente di A.B.M.I. individuato. Ad esempio, in un soggetto di 55 anni, ginoide II con sezione altezza piedi – ombelico, coincidente con la sezione aurea, aggiungeremo al 20,9 dell’A.B.M.I. il valore 0,5; moltiplicando il coefficiente così ottenuto per l’altezza, otteniamo il peso armonico e desiderabile.
Un peso desiderabile sia da un punto di vista fisiologico che armonico, quindi, dovrà tener conto di un indice armonico di massa corporea (A.B.M.I.) nella norma che, a seconda della struttura della persona, potrà tendere verso il basso o verso l’alto della scala dei valori consentiti .
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